domenica 25 ottobre 2015

"Se serve…"

L’ho pensato spesso in questi giorni.
Dapprima, con qualche dubbio e perplessità, poi sempre più chiaramente ho capito fin dalla settimana scorsa che si stava preparando QUALCOSA  per questa domenica. Pulizia attorno alla missione, tosatura, a mano,  del campo sportivo, va e vieni di moto (unico mezzo motorizzato presente a Nduye) con mercanzie varie sul portapacchi: banane, manioca, patate dolci, bidoni di olio di palma, capre (vive!), carne affumicata…e un po’ dappertutto dei gruppi di bambini e ragazzi che ripetevano canti e danze. Non osavo fare delle domande esplicite perché intuivo che tutto questo mi riguardava. Finalmente il segreto è sfumato: “Domenica 25 ottobre, vogliamo festeggiare i tuoi 45 anni di Africa, i 50 anni di sacerdozio e i 60 di vita religiosa…e il tuo ritorno”.


“Se serve…”
E allora perché fare lo schizzinoso o sembrare riluttante?
Erano invitati tutti i catechisti delle varie cappelle, i capi religiosi, le autorità: ragione in più per una buona preparazione e una buona riuscita della festa. Non mi sono nascosto. Un’ottima  opportunità per tuffarmi di nuovo nel mio mondo. Certo non sono uno specialista del coupe-coupe (una via di mezzo fra la falce e il machete) che serve a tagliare l’erba; me la sbroglio con la zappa e il badile, ma alla mia età il motore ha poca pressione. Non importa. Sono certo: la mia entrata in campo è stata spontanea, naturale e bene accolta. La corrente di simpatia, di solidarietà è stata riallacciata. E le mie braccia sono già scure. Sabato mattina e pomeriggio un viavai caotico e rumoroso alla missione: pulizia della chiesa, arrivo degli ospiti dai villaggi, preparativi per la tribuna e per il pranzo. Ormai   le mamme e gli  incaricati del protocollo sono  rodati. Lascio al padre Jean Louis il ruolo di Marta. Io resto in chiesa per le confessioni.
Domenica: Messa solenne. Entrando in chiesa sono colpito dalla vivacità dei colori. Dominano il rosso, l’azzurro, il verde il giallo.  Vivo con serenità e naturalezza queste le due ore di preghiera, di canti e danze. Le gente non mostra nessuna insofferenza e nessuno scuote l’orologio.  Riprendo e sviluppo, all’omelia, la frase che  avevo scelto, cinquanta anni fa,  come programma della mia vita sacerdotale: “A disposizione di Dio e degli uomini”. La riconfermo, confortato dalle parole di Gesù riascoltate nelle scorse domeniche:
“Se uno vuole essere mio discepolo, rinneghi se stesso…”
“Chi  fra voi vuole essere il primo, sia il servo di tutti”
“ Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire…”
Il Vangelo di oggi aggiunge a queste frasi una nota di incoraggiamento e di ottimismo. Al cieco di Gerico i discepoli dicono: “Coraggio, alzati, ti chiama!”. 
Dopo la Messa, all’aperto, c’è l’offerta dei doni, i canti, le danze. Qualche scenetta riproduce con ironia e realismo alcuni aspetti della vita della missione: la processione di gente che sale la collina per andare a chiedere  di tutto… Il pranzo è un momento di festa, di musica ( a mio parere più frastuono che musica) e di una copiosa mangiata: riso, sombe (foglie di manioca) fagioli, un po’ di carne. Gli incaricati della distribuzione fanno pressione sulle colline  di cibo affinché stia assieme e ce ne stia di più…

Se serve…
All’inizio del pranzo colgo l’occasione per salutare tutti, per creare comunità e per invitare alla collaborazione e alla fraternità. Nel pomeriggio non manca la solita e appassionata partita di calcio sul terreno ben rasato per l’occasione. Per i più sobri  e devoti (purtroppo non molti),  la giornata si chiude in chiesa con la recita del Rosario e con l’inizio della novena in preparazione alla festa del Padre Longo, 3 novembre. E già si parla di quella data: è in programma il pellegrinaggio che quest’anno ci porterà a Mambasa. Abbiamo deciso di alternare la meta: un anno a Nduye (dove è sepolto il padre Longo) e un anno a Mambasa (dove è stato ucciso).
Si stanno raccogliendo le firme degli aderenti…(a seguire).






3 commenti:

  1. Che bello Mupe percepire dai tuoi racconti quanto i pigmei ti vogliano bene!
    E’ proprio vero…il bene, chiama il bene!!!
    Non solo ce lo insegni, ma ci mostri nel concreto quanto siano vere le tue parole!
    Un grazie enorme a chi ha accorciato la distanza con Nduye!
    Fantastico!

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  2. le tue parole e le foto sono bellissime e ci fanno sentire il calore che ti circonda.
    Buon lavoro !

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  3. È bello stare lì (qui), accoccolati per terra a guardarti conversare con la gente del villaggio, sorridere, salutare. Si riesce a sentire il rumore, le voci, i canti. Immaginare i profumi del cibo, il calore del sole.

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